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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 MAI PIÙ COME TE 🇵🇹 NINGÉM MAIS COMO VOCÉ 🇬🇧 NEVER AGAIN LIKE YOU

Aggiornamento: 16 mag 2021




🇮🇹 MAI PIÙ COME TE

Una riflessione per la Domenica dell’Ascensione (16-05-2021)

< Mc. 16,15-20 (Ascensione)


I.

In questi giorni è uscito il nuovo annuario pontificio del 2021, dove risulta che i cattolici nel mondo sono circa 1.340.000.000 ai quali bisogna aggiungere un altro miliardo di cristiani di altre confessioni, così che i cristiani rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale. Negli ultimi cinque anni c’è stato un aumento di circa 60 milioni di cattolici nel mondo, e come ho già detto in altre occasioni, non dobbiamo confondere il mondo con la piccola e vecchia Europa. In Europa invece il cristianesimo diminuisce, ma non solo il cristianesimo, anche la popolazione. Qualcuno ha detto che in futuro sparirà il cristianesimo dall’Europa. In realtà quello che sembra stia scomparendo è proprio l’Europa. Abbiamo sentito in questi giorni l’appello preoccupato del governo: in un anno in Italia c’è stata una diminuzione della popolazione di circa 384.000 unità. Se gli anziani che muoiono, generalmente cristiani, non sono rimpiazzati, diminuisce tutto, non solo la religione, ma anche la popolazione.

II.

Gesù nel lasciare i suoi discepoli nel giorno dell’Ascensione al cielo, ha detto loro di andare in tutto il mondo. Di uscire dal piccolo e chiuso mondo ebreo per predicare il Vangelo ad ogni creatura. E da quello sparuto numero di discepoli il Vangelo si è diffuso nel mondo intero. Certo che Gesù ha avuto proprio un bel coraggio ad affidare questa missione agli uomini, ai traditori che ha conosciuto e dai quali è stato abbandonato nell’ora della passione e morte, così pure conosceva già coloro che sarebbero venuti poi. Eppure Lui affida a questi poveri uomini il suo tesoro perché sa che diffondere il Vangelo è come spargere la semente: un seme fruttifica non grazie alla bontà o meno del seminatore: questi infatti nemmeno sa come il seme cresce. Così se il Vangelo si è diffuso nel mondo intero non è certo per merito degli annunciatori, ma grazie alla sua forza intrinseca. I predicatori non hanno ricevuto il compito di convertire le persone o di fare proseliti, ma solo di annunciare il Vangelo, il quale darà frutto per se stesso. Come per la celebrazione dei sacramenti: sappiamo che essi sono efficaci non per merito del ministro che lo celebra, ma “ex opere operato” cioè "per il fatto stesso di aver fatto la cosa”, quindi anche se il ministro ne è indegno il sacramento che lui celebra è efficace. Come la forza del sacramento non sta nel ministro che lo celebra, così la forza del Vangelo non sta in chi lo annuncia.

III.

I ministri e i predicatori sono però strumenti indispensabili che Dio usa per celebrare i sacramenti e diffondere il Vangelo. Per questo Gesù invia i suoi discepoli nel mondo intero. Questi saranno accompagnati da dei segni di riconoscimento. L’elenco che fa Marco non lo dobbiamo prendere alla lettera, ma interpretarlo nel suo significato profondo.

Scacceranno i demoni: i demoni delle paure, delle inquietudini, delle angosce, della bramosia, della cupidigia, dell’egoismo. Tutto ciò svanirà perché il demonio non è nulla di fronte a Gesù. Se siamo tormentati dalla paura del demonio e di questi demoni che ho elencato, vuol dire che non crediamo ancora come dovremmo.

Parleranno lingue nuove: diranno parole non di odio ma di amore, di comprensione, di accoglienza, di fiducia e coraggio. In un mondo dove il turpiloquio e le volgarità sono diventate uno sport nazionale, i cristiani si distingueranno per il loro parlare gentile.

Prenderanno in mano i serpenti: non avranno paura di affrontare le fiere del male che li attaccheranno, perché hanno dalla loro parte il più grande difensore, il Paraclito (Avvocato).

Se berranno qualche veleno, non recherà loro danno: il veleno delle calunnie, dei pregiudizi, dei pettegolezzi, delle menzogne.

Imporranno le mani sui malati e questi guariranno: invocheranno lo Spirito sugli infermi nel corpo e nell’anima, leniranno le ferite del cuore e dei pensieri che tormentano gli uomini.

IV.

Gesù affida questo incarico di annunciare il Vangelo a tutti noi, ognuno nella sua realtà in cui vive. Annunciare con serenità, sapendo che è lui che opera, che fruttifica, che trasforma. Non lasciamoci prendere dall’ansia da prestazione, cioè dall’angoscia di voler convertire gli altri a tutti i costi. Noi seminiamo la Parola, e qualcosa sboccerà, magari non nei tempi e nei modi che noi pensiamo. È Dio stesso che ce lo dice:

“Come infatti la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi ritornano

senza avere irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore

e pane da mangiare,

così sarà della parola

uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata”.

(Isaia 55,10-11).

V.

Gesù comanda di andare in tutto il mondo, in ogni nazione, ad ogni creatura, nessuno escluso. Tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere Cristo. Io ho passato circa 25 anni come missionario prima in Brasile e poi in Africa, e mi sono sempre più convinto che la cosa più bella che io e i miei confratelli e molti missionari abbiamo fatto, non sono state tanto le opere sociali, scuole, ambulatori, pozzi di acqua, etc. ma aver fatto conoscere Gesù: a cosa servono tante strutture, scuole, ospedali, etc. se non si conosce Dio, l’unico senso di ogni cosa e di ogni persona?

A cosa serve dare ai nostri figli istruzione, corsi di lingue, di sport, di musica, di qualsiasi cosa che si possa desiderare nella vita, se neghiamo poi loro di conoscere ciò che da senso alla loro vita? Insegniamo ai nostri figli a camminare sulla terra, ma guardando al cielo, là dove Gesù è asceso. Non possiamo negare loro questa felicità di conoscere Gesù.

Il nostro conoscere e amare Gesù è qualcosa di così straordinario che non possiamo tenercelo solo per noi. La felicità è tale solo se condivisa.

VI.

A questo proposito vorrei ricordare le parole di un grande poeta e musicista romano che oggi compie 70 anni, Claudio Baglioni. In un’intervista di qualche anno fa, dopo aver rivelato che quando aveva 14 anni voleva farsi prete, diceva: «Negli ultimi anni della mia vita andrò in convento: non è una battuta è una riflessione che dura. Sì, un convento di clausura: per pensare, per interrogarmi, per assaporare i silenzi. La fede è ricerca continua. E oggi sento il bisogno di essere utile, di fare qualcosa per qualcun altro. Forse è un modo per farmi perdonare successo, denaro, riflettori. Ma forse è anche qualcosa di più grande: la felicità non si vive da soli, si divide e si scambia».

E per salutare Gesù presente nella sua assenza, concludo con due versi di una bellissima Canzone di Baglioni “Mai più come te” che lui dedica a una sua amica assente ma presente più che mai:

“Mai più come te, nessun'altra mai

Perché dopo te io sì che m'innamorai

Sempre più di te, quanto tu non sai

E anche senza te c'è qui la tua assenza ormai

Che amo come te”.

Anche noi possiamo dire lo stesso dell’assenza presente di Gesù che se ne è tornato al Padre: “Mai più come te Gesù. Anche senza te, c’è qui la tua assenza ormai, che amo come te”.

Buona Ascensione: che tutti noi possiamo imparare a guardare al cielo.

Buon Compleanno Claudio e grazie per abbellire il mondo con le tue poesie rivestite di musica.


🇵🇹 NINGÉM MAIS COMO VOCÉ

Uma reflexão para o Domingo de Ascensão (16-05-2021)

< Mk. 16:15-20 (Ascensão)


I.

Nestes dias saiu o novo Anuário Pontifício para 2021, que mostra que existem cerca de 1.340.000.000 católicos no mundo, aos quais devemos acrescentar mais mil milhões de cristãos de outras confissões, de modo que os cristãos representam cerca de um terço da população mundial. Nos últimos cinco anos houve um aumento de cerca de 60 milhões de católicos no mundo, e como já disse em outras ocasiões, não devemos confundir o mundo com a pequena e velha Europa. Na Europa, ao contrário, o cristianismo está em declínio, mas não só o cristianismo, também a população. Alguém disse que no futuro o cristianismo desaparecerá da Europa. Na realidade, o que parece estar a desaparecer é a própria Europa. Nos últimos dias, ouvimos o apelo preocupado do governo: num ano, em Itália, houve uma diminuição da população de cerca de 384.000 habitantes. Se os idosos que morrem, que são geralmente cristãos, não forem substituídos, tudo irá diminuir, não só a religião, mas também a população.

II.

Jesus, ao deixar os seus discípulos no dia da sua Ascensão ao céu, disse-lhes para irem para todo o mundo. Sair do pequeno e fechado mundo judeu para pregar o Evangelho a toda a criatura. E desse pequeno número de discípulos o Evangelho espalhou-se por todo o mundo. Certamente Jesus teve muita coragem para confiar esta missão aos homens, aos traidores que bem conhecia e pelos quais foi abandonado na hora da sua paixão e morte, tal como já bem conhecia aqueles que viriam mais tarde. Mas confia o seu tesouro a estes pobres homens porque sabe que espalhar o Evangelho é como semear a semente: uma semente dá fruto não graças à bondade do semeador, pois de facto este último nem sequer sabe como a semente cresce. Portanto, se o Evangelho se espalhou pelo mundo não é certamente pelo mérito dos pregadores, mas graças ao seu poder intrínseco. Aos pregadores não foi dada a tarefa de converter pessoas ou de fazer prosélitos, mas apenas de proclamar o Evangelho, o qual dará frutos para si próprio. O mesmo vale para a celebração dos sacramentos: sabemos que eles são eficazes não pelo mérito do ministro que os celebra, mas "ex opere operato" que significa "pelo próprio facto de ter feito a coisa", mesmo que o ministro seja indigno, o sacramento que celebra é eficaz. Tal como o poder do sacramento não reside no ministro que o celebra, também o poder do Evangelho não reside naquele que o proclama.

III.

Ministros e pregadores, contudo, são instrumentos indispensáveis que Deus utiliza para celebrar os sacramentos e difundir o Evangelho. É por isso que Jesus envia os seus discípulos para todo o mundo. Estes serão acompanhados de sinais de reconhecimento. Não devemos levar a lista de Marcos ao pé da letra, mas interpretá-la no seu significado mais profundo.

Expulsarão os demónios: os demónios dos medos, ansiedades, angústias, cobiça, ganância, egoísmo. Tudo isto desaparecerá porque o diabo não é nada perante Jesus. Se somos atormentados pelo medo do diabo e destes demónios que enumerei, isso significa que ainda não acreditamos como deveríamos.

Falarão em novas línguas: falarão palavras não de ódio mas de amor, compreensão, aceitação, confiança e coragem. Num mundo onde a linguagem vergognosa e a vulgaridade se tornaram um desporto nacional, os cristãos distinguir-se-ão pelo seu discurso gentil.

Tomarão cobras nas suas mãos: não terão medo de enfrentar as bestas do mal que os atacarão, porque eles têm do seu lado o melhor defensor, o Paráclito (Advogádo).

Se beberem qualquer veneno, não lhes fará mal: o veneno da calúnia, do preconceito, dos mexericos, das mentiras.

Imporão as suas mãos sobre os doentes, e serão curados: invocarão o Espírito sobre os doentes de corpo e alma; acalmarão as feridas do coração e dos pensamentos que atormentam os homens.

IV.

Jesus confia esta tarefa de proclamar o Evangelho a todos nós, cada um na sua própria realidade em que vive. Proclamemos o Evangelho com serenidade, sabendo que é ele quem trabalha, quem dá frutos, quem transforma. Não nos deixemos levar pela ansiedade do resultado, ou seja, pela ansiedade de querer converter outros a todo o custo. A nós cabe semear a Palavra, e com certeza algo florescerá, talvez não nos tempos e maneiras em que pensamos. É o próprio Deus que nos diz:

"Pois como a chuva e a neve

descem do céu e não regressam

sem ter regado a terra,

sem a ter feita frutificar e brotar,

para dar sementes ao semeador

e pão para comer,

assim deve ser com a palavra

que sai da minha boca:

Não voltará para mim nula,

sem ter feito o que eu desejo

e sem ter cumprido o que lhe enviei para fazer".

(Isaías 55,10-11).

V.

Jesus manda ir a todo o mundo, a todas as nações, a todas as criaturas, ninguém excluído. Todos os homens têm o direito de conhecer a Cristo. Eu passei cerca de 25 anos da minha vida como missionário, antes no Brasil e depois em África, e fiquei cada vez mais convencido de que a coisa mais bela que eu e os meus confrades e muitos missionários fizemos não foram tanto as obras sociais, escolas, clínicas, poços de água, etc., mas sim o facto de ter feito conhecer Jesus a eles: de facto para que servem tantas estruturas, escolas, hospitais, etc., se não se conhece Deus, o único significado de tudo e de todos?

De que serve dar aos nossos filhos educação, cursos de línguas, desporto, música, tudo o que eles possam querer na vida, se depois lhes negamos saber o que dá sentido às suas vidas? Ensinamos os nossos filhos a caminhar na terra, mas olhando para o céu, onde Jesus ascendeu. Não podemos negar-lhes esta felicidade de conhecer Jesus.

O nosso conhecer e amar Jesus é algo tão extraordinário que não podemos guardá-lo só para nós. A felicidade só é tal se for partilhada.

VI.

A este respeito, gostaria de recordar as palavras de um grande poeta e músico romano que completa hoje 70 anos de idade, Claudio Baglioni. Numa entrevista há alguns anos, depois de ter revelado que quando tinha 14 anos queria tornar-se padre, disse: "Nos últimos anos da minha vida irei a um convento: não é uma brincadeira, é uma reflexão que dura. Sim, um convento de clausura: pensar, questionar-me, saborear os silêncios. A fé é uma busca contínua. E hoje sinto a necessidade de ser útil, de fazer algo por outra pessoa. Talvez seja uma forma de compensar o sucesso, o dinheiro, os holofotes. Mas talvez seja também algo maior: a felicidade não se vive sozinha, ela é partilhada e colocada em comum".

E para saudar Jesus que está presente na sua ausência, concluo com dois versos de uma bela canção de Baglioni "Mai più come te" (Nunca mais como tu) que ele dedicou a uma amiga sua que estava ausente mas mais presente do que nunca:

"Nunca mais como tu, nenhuma outra jamais".

Porque depois de ti eu apaixonei-me por ti

Sempre mais apaixonado por si do que imagina

E mesmo sem ti a tua ausência já cá está

Que eu amo como tu".

Também nós podemos dizer o mesmo da presente ausência de Jesus que regressou ao Pai: "Nunca mais ninguém como Tu, Jesus. Mesmo sem ti, já há aqui a tua ausência, que eu amo como tu".

Feliz Ascensão: que todos possamos aprender a olhar para o céu.

Feliz Aniversário Claudio e obrigado por embelezar o mundo com os teus poemas cobertos de música.


🇬🇧 NEVER AGAIN LIKE YOU

A reflection for Ascension Sunday (16-05-2021)

< Mk. 16:15-20 (Ascension)


I.

The new Pontifical Yearbook for 2021 has just been published, which shows that there are about 1,340,000.000 Catholics in the world, to whom another billion Christians of other denominations must be added, so that Christians represent about one third of the world's population. In the last five years there has been an increase of about 60 million Catholics in the world, and as I have already said, we must not confuse the world with the little old Europe. In Europe, on the other hand, Christianity is decreasing, but not only Christianity, also the population. Someone has said that in the future Christianity will disappear from Europe. Actually, what seems to be disappearing is Europe itself. In recent days we have heard the worried appeal of the government: in one year in Italy there has been a decrease in the population of about 384,000. If the elderly who die, who are generally Christians, are not replaced, everything will decrease, not only religion, but also the population.

II.

When Jesus left his disciples on the day of his Ascension, he told them to go out into the whole world. To go out from the small, closed Jewish world to preach the Gospel to every creature. And from that small number of disciples, the Gospel spread to the whole world. Jesus certainly had great courage to entrust this mission to men, to the traitors he had known and by whom he had been abandoned at the hour of his passion and death, just as he already knew those who would come later. And yet he entrusts his treasure to these poor men because he knows that spreading the Gospel is like sowing the seed: a seed bears fruit not because of the goodness of the sower: he does not even know how the seed grows. So if the Gospel has spread throughout the world it is certainly not because of the preachers, but because of its power. Preachers have not been given the task of converting people or making proselytes, but only of proclaiming the Gospel, which will bear fruit for itself. As for the celebration of the sacraments: we know that they are efficacious not because of the merit of the minister who celebrates it, but "ex opere operato" that is, "by the very fact of having done the thing", even if the minister is unworthy, the sacrament he celebrates is efficacious. Just as the power of the sacrament does not lie in the minister who celebrates it, so the power of the Gospel does not lie in the one who proclaims it.

III.

Ministers and preachers, however, are indispensable instruments that God uses to celebrate the sacraments and spread the Gospel. That is why Jesus sends his disciples all over the world. These will be accompanied by signs of recognition. We must not take Mark's list literally, but interpret it in its deepest meaning.

They will cast out demons: the demons of fears, anxieties, anguish, covetousness, greed, selfishness. All this will vanish because the devil is nothing before Jesus. If we are tormented by fear of the devil and of these demons that I have listed, it means that we do not yet believe as we should.

They will speak in new tongues: they will speak words not of hatred but of love, understanding, acceptance, trust and courage. In a world where profanity and vulgarity have become a national sport, Christians will be distinguished by their gentle speech.

They will take up serpents: they will not be afraid to face the beasts of evil that will attack them, because they have their best defender, the Paraclete (Advocate).

If they drink any poison, it will not harm them: the poison of slander, of prejudice, of gossip, of lies.

They shall lay their hands upon the sick, and they shall be healed: they shall invoke the Spirit upon those who are sick in body and soul; they shall soothe the wounds of the heart and of the thoughts that torment men.

IV.

Jesus entrusts this task of proclaiming the Gospel to all of us, each in his own reality. Let us proclaim with serenity, knowing that it is he who works, who bears fruit, who transforms. Let us not allow ourselves to be caught up in performance anxiety, that is, the anxiety of wanting to convert others at all costs. We sow the Word, and something will blossom, perhaps not in the times and ways we think. It is God himself who tells us:

"For as the rain and the snow

come down from heaven and do not return

without having watered the earth,

without having made it fruitful and made it sprout,

that it may give seed to the sower

and bread to eat,

so shall it be with the word

which came forth from my mouth:

It shall not return to me without effect,

without having done what I desire

It will not return to me without having done what I desire, and without having accomplished what I sent it to do".

(Isaiah 55:10-11).

V.

Jesus commands to go to all the world, to every nation, to every creature: no one excluded. All men have the right to know Christ. I have spent about 25 years as a missionary first in Brazil and then in Africa, and I have become increasingly convinced that the most beautiful thing that I and my brothers and many missionaries have done is not so much social works, schools, clinics, water wells, etc., but having made them know Jesus: what is the use of so many structures, schools, hospitals, etc. if you do not know God, the only meaning of everything and everyone?

What is the point of giving our children education, language courses, sports, music, anything they might want in life, if we then deny them the knowledge of what gives meaning to their lives? Let us teach our children to walk on earth, but to look up to heaven, where Jesus ascended. We cannot deny them this happiness of knowing Jesus.

Our knowing and loving Jesus is something so extraordinary that we cannot keep it just for ourselves. Happiness is only such if it is shared.

VI.

In this regard I would like to recall the words of a great Roman poet and musician who is 70 years old today, Claudio Baglioni. In an interview a few years ago, after revealing that when he was 14 years old he wanted to become a priest, he said: "In the last years of my life I will go to a convent: it is not a joke, it is a reflection that lasts. Yes, a cloistered convent: to think, to question myself, to savour the silences. Faith is a continuous search. And today I feel the need to be useful, to do something for someone else. Perhaps it is a way to make up for success, money, the spotlight. But perhaps it is also something greater: happiness cannot be lived alone, it is shared and exchanged".

And to greet Jesus present in his absence, I conclude with two verses from a beautiful song by Baglioni "Mai più come te" (Never again like you), which he dedicated to a friend of his who was absent but more present than ever:

"Never again like you, no other ever.

Because after you I fell in love with you

More and more with you than you know

And even without you your absence is here now

That I love like you".

We too can say the same of the present absence of Jesus who has returned to the Father: "Never again like you Jesus. Even without you, there is your absence here by now, whom I love like you".

Happy Ascension: may we all learn to look up to heaven.

And Happy Birthday Claudio, and thank you for beautifying the world with your music-clad poems.

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