IL DISTACCO
< Mt. 28,16-20
*Una riflessione per Domenica 24-05-2020
I.
Più avanza la nostra età è più facciamo esperienza del distacco, della perdita, della separazione dei figli che crescono si sposano, vanno a lavorare all’estero, della morte dei nostri familiari, degli amici, delle persone che amiamo...
Anche il confinamento forzato di tutti questi lunghi giorni ci ha costretto a vivere l’esperienza del distacco.
Vivere il distacco, ci insegna che dobbiamo imparare a stare in piede anche da soli, che la vita deve continuare ugualmente e che dobbiamo imparare a vivere contando sulle nostre forze. Questo ci insegna a vivere in modo diverso la nostra relazione con gli altri. Imparare a stare in piedi da soli vuol dire evitare di scaricare sempre sugli altri la responsabilità della nostra felicità, evitare di usare gli altri come stampelle per il nostro sostento. Eviteremo di lamentarci continuamente degli altri perché non corrispondono mai adeguatamente a tutte le nostre aspirazioni, desideri, necessità.
Eviteremo di accusare continuamente gli altri di esseri egoisti, insensibili solo perché non fanno o non agiscono conforme a quello che noi vogliamo.
II.
Staccare le persone da noi è un atto di maturità. Come i genitori che a un certo punto spingono fuori dal nido i loro figli affinché imparino a volare da soli.
Come gli educatori o maestri che raggiungono il loro obiettivo quando diventano inutili, e cioè quando i loro destinatari non hanno più bisogno di loro.
Non far dipendere le persone da noi è un atto di liberazione e di crescita.
Si stabiliscono nuove relazioni, non più basate su rapporti di disuguaglianza: superiori e inferiori, padri e figli, maestri e discepoli, ma su rapporti di uguaglianza, di uomini liberi e uguali, di fratelli.
III.
Anche Gesù a un certo punto ha compiuto questo distacco e ha voluto che i suoi discepoli diventassero grandi. Li ha buttati fuori dal nido e ha consegnato loro la missione di vivere la loro vita fino al compimento finale, fino al giorno in cui noi lo vedremo faccia a faccia e saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli é.
Gesù torna al Padre per indicarci che la nostra metà è là, non è qui su questa terra, ci ricorda che non dobbiamo piantare le nostre radici qua.
Ci dice che dobbiamo prepararci poco a poco al grande distacco, quando lasceremo questo mondo per ricongiungerci a Lui.
Attraverso i distacchi continui vissuti durante la nostra esistenza, ci prepareremo per il distacco finale, liberi da tutto quello che ci attanaglia alla terra.
IV.
Allora dobbiamo imparare a pensare la nostra morte come il compimento della nostra vita terrena, e non come un incidente da evitare, o come qualcosa che scacciamo sempre dalla nostra mente come un incubo.
La cosa importante è arrivare fino alla fine, alla conclusione del nostro viaggio e poter dire come S.Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”. (2 Timoteo 4,7-9)
Oppure come S.Agostino: “Ho abbandonato tutto e ho ricondotto la nave, sia pure tutta squassata, alla desiderata quiete” (De beata vita, 1,4).
V.
Ognuno di noi deve compiere il suo viaggio. Arriveremo alla fine magari un po’ sgangherati, ma non dovremo rattristarci ne vergognarci perché l’importante è tornare da Lui e aver conservato la nostra fede. Ci presenteremo magari con un vestito un po’ straccio ma che ci è servito per coprire almeno un po’ le nostre miserie durante il cammino.
L’importante è arrivare la dove Gesù ci ha già preceduto, dove è andato a prepararci un posto. Ciascuno di noi si chiederà con apprensione: sarà che avrà preparato un posto anche per me?
Quando siamo giovani ci preoccupiamo di tante cose inutili, e facciamo tante cose per piacere agli altri. Ma quando avanziamo in età comprendiamo che ciò che importa di più non è quello che gli uomini pensano di noi, ma quello che Dio pensa di noi e se stiamo compiendo non quello che il mondo si aspetta da noi ma quello che Gesù ci ha comandato.
Salutiamo anche noi come gli apostoli Gesù che torna al Padre e diciamogli grazie per essere venuto in mezzo a noi e diciamogli arrivederci e soprattutto raccomandiamogli: “Ricordati Signore di preparare un posto anche per me”.
(eziolorenzobono@hotmail.com)
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