(testo e video in 🇮🇹 italiano)
Una riflessione per la V Domenica del Tempo Comune A (5–2-2023)
< Mt 5,13-16 (Voi siete il sale della terra)
I.
Secondo una recente ricerca ISTAT, l’aspettativa media di vita in Italia è di 80 anni e un mese. Quello che per la Bibbia era un traguardo per pochi “Gli anni della nostra vita sono 70, 80 per i più robusti”, ora è alla portata di tutti. Il salmista, se dovesse scrivere oggi il Salmo direbbe: “gli anni della nostra vita sono 80, 90 per i più robusti e 100 per buona parte”. L’ISTAT però non ci dice se all’allungamento della vita ha corrisposto anche un allungamento della felicità. Più che sapere “quanto” viviamo, importa sapere “come e perché” viviamo. Cosa serve infatti vivere una vita lunga ma senza sapore, senza senso?
E come possiamo sapere se la strada che stiamo percorrendo nel viaggio della nostra vita ha un senso? Secondo lo scrittore peruviano Carlos Castaneda, la strada che percorriamo deve “avere un cuore”. Attraverso lo sciamano don Juan (nel libro: “Gli insegnamenti di Don Juan”) dice: “Questa strada ha un cuore? Se lo ha, la strada è buona. Se non lo ha, non serve a niente”. Fin qui siamo d’accordo con lui. Ma poi aggiunge: “Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l’altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L’altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l’altra ti indebolisce”. Ecco che già non siamo più d’accordo. Se la strada non porta ad alcuna parte non può avere un cuore, non può permetterti un viaggio felice. Come posso essere felice sapendo che sto percorrendo una strada che non porta da nessuna parte, o peggio che mi porterà verso l’ignoto, il nulla?
II.
In questi giorni ho letto vari commenti sul viaggio della vita. Qualcuno dice: “Non c’è un modo giusto da cercare per arrivare da qualche parte. C’è il modo giusto per sé, che non condurrà da nessuna parte, ma darà un senso al tuo andare”. Andare da nessuna parte dà senso all’andare? Sarebbe come dire che il senso di un ricercatore, di uno scopritore è quello di non scoprire niente.
Un altro scrive: “In qualsiasi momento della vita sarai mai da qualche parte.Bisogna cancellare dalla mente l’idea che in qualche momento della vita, fosse anche negli ultimi istanti di una vita lunga e piena, si arriverà da qualche parte. … La meta non esiste. Si lo so, è solo una contraddizione semantica”. Per lo meno si è accorto della contraddizione, che non è solo semantica. Parla di una vita lunga e piena. Ma per curiosità: una vita in cammino verso il niente è piena di cosa? Di vuoto?
Così pure il motto: “La meta è il viaggio” non è vero. Il viaggio ha senso perché alla fine arriverai da qualche parte. Il senso del viaggio non può essere un girovagare che non porta da nessuna parte.
Per noi cristiani, il senso del viaggio della nostra vita è che è un cammino di ritorno verso casa. Ritorneremo da dove siamo venuti, ritorneremo da Dio. Per questo la nostra vita ha senso, non è un viaggio verso il nulla. La meta esiste, eccome: coincide con il punto di partenza, e cioè la nostra casa, che è Dio dal quale veniamo e verso il quale ritorniamo.
III.
Gesù nel Vangelo di oggi ci dice: “Voi siete il sale della terra”. Ha detto “siete”, e non “siate”, o “sarete”. Lo siamo ora, perché noi conosciamo l’origine e il fine della vita, che è Dio, e per questo siamo chiamati a dare sapore a questo mondo insipido che girovaga come uno zombi attorno a sé stesso.
Lucio Battisti cantava negli anni ’80: “Ma che colore ha una giornata uggiosa / ma che sapore ha una vita mal spesa”. Una vita mal spesa non ha proprio nessun sapore. Non lasciamo i nostri figli, nipoti, parenti, amici… in balia di chi o di ciò che non potrà dare nessun sapore alla loro vita. Insegniamo loro il cammino verso casa, il cammino verso Dio. Mostriamo loro con la serenità della nostra vita, che non siamo persi nei cammini di questo mondo, ma abbiamo una meta precisa da raggiungere.
Gesù ci dice anche “Voi siete la luce del mondo”. La nostra missione è di illuminare e non di brillare per noi stessi (S.Tommaso d’Aquino).
Non importa se la nostra luce è fragile come quella di una candela. In un mondo di tenebra può illuminare il cammino.
Si racconta che molti anni fa, nella metropolitana di una grande città ci fu un improvviso black out. Migliaia di passeggeri uscirono dai treni, nel buio più totale, ed erano perduti nei tunnel senza sapere dove andare (a quell’epoca non c’erano ancora gli smartphone). All’improvviso un signore accese il suo accendino, lo alzò, e tutti vedendo quella piccola luce si misero a seguirla e così riuscirono ad arrivare all’uscita e si salvarono tutti.
IV.
Gesù oggi ci dice di mettere la luce in alto, non sotto il moggio, affinché possa illuminare. Non importa se è un faro potente o la piccola fiamma di una candela. La cosa importante è che sia messa in alto. Ciascuno a modo suo, in modo più vistoso o più modesto, deve compiere il suo dovere di illuminare, di indicare il cammino agli uomini persi di questo mondo. E il cammino da indicare è quello indicato da Colui che ha detto non “di conoscere il cammino”, ma “di essere il cammino”. Non esiste altro cammino se non Gesù. Percorrere altri cammini vuol dire camminare a zonzo, senza arrivare mai in nessun luogo. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. La “vostra luce” di cui parla Gesù è la luce che traspare dai nostri occhi, dal nostro sorriso, dalla semplicità del nostro volto che conosce le carezze del Signore.
V.
Nella conclusione di un commento su Carlos Castaneda e Juan, un commentatore scrive: “Proseguendo il racconto, alla partenza di Don Juan per il suo «ultimo volo», lo sciamano Carlos, in qualità di nuovo nagual (cioè "leader", capo) designato da Don Juan, avrebbe proseguito (e guidato un altro gruppo di allievi, anch'essi preparati), il cammino verso la liberazione totale dell'essere, per partire infine anche loro, come il proprio maestro, per il «viaggio definitivo attraverso l'ignoto».” Forse sta parlando di quel viaggio, di cui diceva all’inizio, su “strade che non portano da alcuna parte”. In ogni caso, auguriamo loro un buon viaggio verso il nulla. Noi invece continueremo il nostro cammino verso casa.
(Nella musica di sottofondo: Battiato - Centro di Gravità Permanente (1981) - Piano)
🇵🇹 OS ENSINAMENTOS DE DON JUAN
(texto e vídeo em 🇵🇹 português)
Uma reflexão para o 5º Domingo do Tempo Comum A (5-2-2023)
< Mt 5,13-16 (Vós sois o sal da terra)
I.
De acordo com investigações recentes do ISTAT, a esperança média de vida em Itália é de 80 anos e um mês. O que para a Bíblia era um objectivo para os poucos "Os anos da nossa vida são 70, 80 para os robustos", está agora ao alcance de todos. O salmista, se escrevesse hoje o Salmo, diria: “os anos da nossa vida são 80, 90 para os mais robustos e 100 para uma boa parte”. O ISTAT, contudo, não nos diz se o prolongamento da vida também foi acompanhado por um alongamento da felicidade. Mais do que saber 'quanto tempo' vivemos, é importante saber 'como e porquê' vivemos. Para que serve viver uma vida longa mas sem sabor e sem sentido?
E como podemos saber se o caminho que estamos a percorrer tem algum sabor e significado para a nossa vida? Segundo o escritor peruano Carlos Castaneda, a estrada que percorremos deve "ter um coração". Através do xamã don Juan (no livro: 'Os ensinamentos de Don Juan') ele diz: “Será que este caminho tem um coração? Se o tiver, a estrada é boa. Se não o tem, não serve". Até agora, estamos de acordo com ele. Mas depois acrescenta: "Ambas as estradas não levam a lado nenhum, mas uma tem um coração e a outra não. Uma traz uma viagem feliz; desde que a sigamos, somos um só com ela. A outra far-te-á amaldiçoar a tua vida. Uma faz-te forte; a outra enfraquece-te". Aqui já não estamos de acordo. Se a estrada não leva a lado nenhum, não pode “ter coração”, não pode permitir-lhe uma viagem feliz. Como posso ser feliz sabendo que estou a viajar numa estrada que não leva a lado nenhum, ou pior, que me levará ao desconhecido, ao nada?
II.
Nestes dias li vários comentários sobre ‘a viagem da vida’. Alguns dizem: "Não há maneira certa de procurar para chegar a algum lado. Há o caminho certo para si próprio, que não levará a lado nenhum, mas dará sentido à sua ida". Será que ir a lado nenhum dá sentido à viagem? Seria como dizer que o sentido de um pesquisador, de um descobridor, é o de não descobrir nada.
Outro escreve: "Em qualquer momento da vida, terá de apagar da sua mente a ideia de que em algum momento da vida, mesmo nos últimos momentos de uma vida longa e plena, chegará a algum lugar. ... A meta não existe. Sim, eu sei, é apenas uma «contradição semântica!”». Pelo menos este apercebeu-se da contradição, que não é apenas semântica. Ele fala de uma vida longa e plena. Mas por curiosidade: uma vida no caminho para o nada está plena de quê? De vazio?
Assim também o lema: “A meta é a viagem" não é verdadeiro. A viagem tem significado porque acabará por chegar a algum lugar. O significado da viagem não pode ser uma vagueação que não leva a lado nenhum.
Para nós cristãos, o sentido da viagem da nossa vida é que se trata de uma ‘viagem de regresso a casa’. Regressamos de onde viemos, regressamos a Deus. É por isso que a nossa vida tem sentido; não é uma viagem rumo ao nada. A meta existe: coincide com o ponto de partida, nomeadamente a nossa casa, que é Deus de quem vimos e a quem regressamos.
III.
Jesus diz-nos no Evangelho de hoje: "Vós sois o sal da terra". Ele disse “sois”, e não "sejais”, ou "sereis". Somos agora, porque conhecemos a origem e o sentido da vida, que é Deus, e para isso somos chamados a dar sabor a este mundo insípido que vagueia como um zombie à volta de si mesmo.
Lucio Battisti cantou nos anos 80: “Mas que cor tem um dia sombrio / mas que sabor tem uma vida mal passada”. Uma vida mal passada não tem sabor nenhum. Não deixemos os nossos filhos, netos, parentes, amigos... à mercê de quem ou do quê não pode dar sabor às suas vidas. Vamos ensinar-lhes o caminho de casa, o caminho para Deus. Vamos mostrar-lhes com a serenidade das nossas vidas, que não estamos perdidos nos caminhos deste mundo, mas que temos um objectivo definido a alcançar.
Jesus nos diz também "Vós sois a luz do mundo". A nossa missão é iluminar e não brilhar para nós próprios (São Tomás de Aquino).
Não importa se a nossa luz é tão frágil como a de uma vela. Num mundo de escuridão, pode iluminar o caminho.
Uma história conta que, há muitos anos atrás, houve um súbito apagão no metrô de uma grande cidade. Milhares de passageiros saíram dos comboios, na escuridão total, e vagueavam nos túneis sem saber para onde ir (na altura ainda não havia smartphones). De repente, um cavalheiro acendeu o seu isqueiro, levantou-o, e todos viram aquela pequena luz e começaram a segui-la, pelo que todos chegaram à saída e foram salvos.
IV.
Jesus diz-nos hoje para pôr a luz no alto, e não debaixo do alqueire, para que possa brilhar. Não importa se é um farol poderoso ou a pequena chama de uma vela. O importante é que se coloque em alta. Cada um à sua maneira, de uma forma mais visível ou mais modesta, deve cumprir o seu dever de iluminar, de mostrar o caminho para os homens perdidos deste mundo. E o caminho a ser mostrado é o indicado por Aquele que disse não de” conhecer o caminho", mas de “ser o caminho". Não há outro caminho para além de Jesus. Percorrer outros caminhos é vaguear, nunca chegando a lado nenhum. "Que a vossa luz brilhe perante os homens, para que vejam as vossas boas obras e dêem glória ao vosso Pai que está nos céus". A "vossa luz" da qual Jesus fala é a luz que brilha dos nossos olhos, do nosso sorriso, da simplicidade do nosso rosto que conhece as carícias do Senhor.
V.
Na conclusão de um comentário sobre Carlos Castaneda e Juan, um comentador escreve: "Continuando a história, na partida de Don Juan para o seu 'último voo', o xamã Carlos, como o novo nagual (i.e. 'líder', chefe) designado por Don Juan, continuaria (e lideraria outro grupo de alunos, também preparado), a viagem em direcção à libertação total do ser, para finalmente partir também, como o seu mestre, para a 'viagem definitiva através do desconhecido'". Talvez esteja a falar da viagem, da qual falou no início, em "estradas que não levam a lado nenhum".
Em todo o caso, desejamos-lhes uma boa viagem para lado nenhum. Nós, por outro lado, vamos continuar a nossa viagem de regresso a casa.
(Na música de fundo: Battiato - Centro di Gravità Permanente (1981) - Piano)
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