Commento al Vangelo della solennità dell'
Epifania del Signore (06/01/2025)
Mt 2,1-12
I.
Se Gesù, invece di nascere duemila anni fa, nascesse in questi giorni, probabilmente non riceverebbe la visita dei re magi. I magi non arriverebbero con i cammelli, ma con l'aereo, il treno, l'auto o via mare... Tuttavia, verrebbero fermati alla frontiera perché stranieri, privi di visto d'entrata o di green pass. Sarebbero respinti, rinchiusi nei centri di accoglienza alle frontiere o semplicemente rispediti a casa con i loro doni, senza poter incontrare Gesù.
L'uomo è sempre stato un homo migrans. Più di due milioni di anni fa, l'Australopithecus africanus migrò dal centro dell'Africa verso il nord, per poi compiere il grande salto out of Africa e diffondersi nell'Eurasia, raggiungendo infine le Americhe attraverso lo stretto di Bering. La storia ci parla di continui esodi e migrazioni di milioni di persone. Abbiamo racconti di viaggiatori, esploratori e conquistatori che hanno compiuto grandi imprese e scoperte. Anche nella nostra storia recente, tra fine Ottocento e inizio Novecento, milioni di europei - inclusi molti italiani - emigrarono verso terre lontane, per sfuggire alla fame o alle persecuzioni. Oggi, si stima che i discendenti degli emigrati italiani nel mondo, noti come oriundi italiani, siano tra i 60 e gli 80 milioni. (Ad esempio, in Argentina, circa il 62% della popolazione ha almeno un antenato italiano; in Brasile, tra il 15% e il 20% della popolazione è di origine italiana; mentre negli Stati Uniti circa il 5,4% della popolazione ha radici italiane).
L'umanità è sempre stata in cammino. Eppure, oggi il cammino è bloccato da confini, dogane e frontiere tra gli stati. Gli uccelli del cielo e i pesci del mare continuano a muoversi liberamente, senza chiedere permesso per attraversare un confine. La terra è di tutti, non di chi pretende che appartenga solo a sé. I confini sono costruzioni mentali. Gli uomini non sono piante radicate a un luogo per tutta la vita; alle estremità inferiori non abbiamo radici, ma gambe, fatte per spostarsi, camminare e viaggiare. “La nostra natura consiste nel movimento; la calma completa è la morte”, diceva Blaise Pascal. Tutti conosciamo le celebri parole di Pablo Neruda: “Lentamente muore chi non viaggia”. Sant'Agostino aggiunge che la vita è un libro: chi non viaggia ha letto solo la prima pagina.
II.
I re magi, che ricordiamo oggi nella solennità dell'Epifania, sono l'emblema dell'uomo viaggiatore, di chi esce dalla propria comfort zone per seguire un desiderio. La parola "desiderio" deriva da de-sidera, ovvero "mancanza di stelle". I magi ci spingono a rincorrere le stelle, i nostri desideri. Ci invitano a essere viaggiatori, a lasciare l'ordinario per incontrare lo straordinario, abbandonando ciò che è stantio. Perché accontentarci di una vasca da bagno quando possiamo immergerci nell'oceano? I magi ci insegnano a cercare Dio per essere felici, invece di rimanere a piangerci addosso per tutta la vita.
“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”: stavano per realizzare il loro desiderio più grande, incontrare il Messia. E noi? Proviamo la stessa gioia nel trovare Gesù nella nostra vita?
III.
Siamo all'inizio di un nuovo anno, e probabilmente abbiamo già stilato le nostre New Year's resolutions. Vorrei proporvene altre due. La prima è di intraprendere quest'anno un viaggio in un luogo che da tempo desiderate visitare ma avete sempre rimandato. Non procrastiniamo più: quando saremo morti, l'unico viaggio che ci rimarrà sarà verso il cimitero. Decidere di fare un viaggio tanto desiderato può stimolare un altro viaggio, più profondo: un viaggio interiore. Questa è la seconda resolution: all'inizio di questo Anno Santo del Giubileo della Speranza, iniziamo il cammino verso la santità. Non è una mission impossible: la Chiesa ci insegna che tutti siamo chiamati alla santità. Durante quest'anno giubilare saremo inondati da un fiume di grazia speciale, che ci aiuterà nel nostro cammino. Spesso ci sentiamo indegni, pensiamo di essere troppo peccatori e ci sembra impossibile raggiungere la santità. Ma non dobbiamo arrenderci: siamo chiamati a rincorrere il nostro de-siderio, la nostra stella, come i magi.
Anche Dante, nella sua Divina Commedia, ha affrontato un viaggio difficile. Dopo aver attraversato tutte le bolge dell'Inferno, dove ha visto le conseguenze del peccato e il peso delle scelte sbagliate, trovò la forza di camminare verso il Paradiso. Abbandonò l'oscurità dell'Inferno e, alzando lo sguardo verso il cielo, sospirò: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Così anche noi, lasciamoci guidare dalle stelle verso Dio, il nostro desiderio più grande. Come i magi all'uscita del palazzo di Erode e come Dante all'uscita dell'Inferno, non rimaniamo prigionieri delle tenebre ma usciamo anche noi per rivedere le stelle.
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