🇮🇹 DI RITORNO A CASA
Una riflessione per la XVI Domenica, T.O. - B. (18–7-2021)
< Mc. 6,30-34 (Venite in disparte).
I.
La prima volta che tornai a casa dalla missione fu un momento molto toccante. All’inizio degli anni ’90 i miei superiori mi avevano mandato in missione in Brasile e dopo quasi due anni rientrai in Italia per un periodo di vacanza. Come è stato bello rincontrare i familiari, gli amici, le persone conosciute. Tutti volevano sapere come stavo, che cosa avevo fatto, come era la missione dove vivevo… ed io raccontavo a tutti le esperienze vissute, le emozioni provate, le persone incontrate, i luoghi visti. Dopo un periodo di riposo in Italia, rientravo di nuovo in missione. Dopo qualche anno vissuto in Brasile, i miei superiori mi hanno mandato in Mozambico dove sono rimasto più di vent’anni. Anche li, circa ogni due anni tornavo in Italia per un periodo di riposo e era sempre una gioia tornare a casa.
II.
Posso immaginare la gioia degli apostoli al rientro della loro prima missione. Ritornare a casa, rivedere i familiari, gli amici. Stare di nuovo con Gesù. Me li immagino raccontare con entusiasmo i vari fatti successi, gli aneddoti, le scene simpatiche, i momenti vissuti. È bello ogni tanto ritornare a casa, per ricentrarsi, tornare alle origini, alle radici, alla fonte. È bello sapere che nel nostro vagare per il mondo c’è un punto fermo, un centro di gravità permanente, come diceva Battiato. Altrimenti saremmo come barche alla mercè delle onde in mezzo a un oceano infinito.
III.
Ricordo quando ero in Mozambico, ogni volta che tornavo in Italia per le vacanze non potevo dire che “andavo a casa” perché i giovani mi dicevano: “Non stai andando a casa, perché la tua casa é qui” e nel salutarmi mi dicevano: “Buone vacanze e ritorna presto a casa” cioè in Mozambico. Recentemente un amico africano scrisse riguardo a me: “Un africano nato per sbaglio in Italia”. Anche in Brasile avveniva lo stesso.
Quando lasciavo la famiglia in Italia per tornare in missione i familiari mi chiedevano: “Quando ritorni a casa la prossima volta”? E quando arrivavo nella missione mi accoglieva una scritta “Bentornato a casa”.
IV.
È bello sentirsi a casa in ogni parte del mondo. Ho capito che casa è dove si ama, ma soprattutto casa è dove c’è Gesù. Dove c’è Gesù c’è casa. È Lui il centro di gravità permanente, un centro che si sposta con noi ogni volta che ci muoviamo.
Noi cristiani siamo come le tartarughe che sono sempre a casa in qualsiasi parte vadano si spostano con la casa intera. Per noi cristiani la nostra casa è Gesù, è Lui il guscio che ci avvolge, custodisce, protegge e che è sempre con noi.
Allora capisci anche che non esistono luoghi stranieri, lontani. “Lontano è un luogo che non esiste!” perché in ogni luogo c’è già Gesù che ti precede. Allora non ti senti mai solo, perché non sei mai solo. Allora non ti senti mai lontano da casa, perché in ogni luogo sei sempre a casa.
V.
Ai discepoli appena tornati dalla missione Gesù disse: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». L’evangelista Marco quando narra della chiamata degli apostoli dice che Gesù li chiamò perché stessero con Lui, e poi per inviarli… Gesù chiama per stare con Lui e proprio perché si sta con Lui che veniamo abilitati a diventare suoi ambasciatori. Stare con Gesù è ciò che da senso e bellezza alla nostra vita. Non importa tanto la lunghezza del tempo che riusciamo a ritagliare lungo la nostra giornata per stare soli con Lui, ma l’intensità di questo tempo. Gli apostoli sono rimasti soli con Gesù solamente il tempo dell’attraversata del lago, ma di sicuro la ricarica che hanno ricevuto è stata sufficiente per rianimarsi presto dalla stanchezza e preparali per la nuova missione.
VI.
Dopo tanti anni passati in missione ho capito che la cosa più importante che potevamo fare era quella di testimoniare la nostra fede, il nostro amore per Gesù e diffondere la gioia di credere in Cristo. Certo abbiamo fatto anche tante opere sociali, educative, etc… ma non sarebbero nulla se non avessimo contribuito a diffondere l’amore per Gesù, che è la cosa più importante.
Evangelizzare è spargere il profumo di Cristo. Evangelizzare è spargere l’Evangelo, e cioè come dice la parola “Eu-anghelos” il Buon Annuncio. La parola buona, la parola bella, la parola vera. Tutte le altre parole sono secondarie, se non superflue. E se nella nostra vita ci riempiamo di parole superflue e non della Buona Notizia ecco che anche la nostra vita diventa superflua.
VII.
Quando Gesù e i discepoli arrivano dall’altra parte del lago e vedono quella folla arrivata prima di loro, avvengono due cose straordinarie:
Gesù scese dalla barca (il Vangelo dice “sceso” e non “scesi”) e quindi solo Gesù si è rimesso al lavoro pastorale e lascia i suoi apostoli nella barca per riposare ancora un po’. Sembra che Gesù ci voglia dire: riposati ogni tanto, ci sono io a salvare il mondo. Se ti riposi e ricarichi potrai servire ancora meglio. Allora non facciamoci scrupoli quando ritagliamo del tempo per noi per riposarci, per leggere, per studiare, per dei momenti di divertimento perché se saremo più riposati e sereni, potremo lavorare ancora di più e meglio. In quei momenti in cui noi non ci siamo, non cade mica il mondo. C’è Gesù al lavoro.
VIII.
La seconda cosa: “Gesù ebbe compassione”. Compassione è una parola latina “cum-patior” che vuol dire “soffro con” ed è la traduzione della parola greca “sym-pathos” cioè “provo emozioni con”. Quindi Gesù con la folla ha un sentimento non tanto di compassione ma di simpatia. Un Dio quindi non solo compassionevole, ma simpatico, che prova gli stessi sentimenti.
La relazione che noi avevamo in missione con le persone non era guidata dalla compassione, ma dalla simpatia, cioè dalla condivisione delle stesse emozioni, sentimenti di affetto, e d’amore. Per cui evangelizzare è diffondere la simpatia di Gesù. Gli uomini e le donne di oggi non hanno bisogno tanto di consolazioni o di compassioni ma di gioia, di felicità, di amore che scaturiscono proprio dalla fonte della gioia, della felicità, dell’amore. Per questo ogni tanto fermiamoci e diamoci un tempo per ricaricarci, per stare soli con Gesù. Perché come diceva Sant'Ambrogio: «se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle».
IX.
Per finire. Padre Fernando Armellini, il bravo esegeta che ha lavorato per molti anni anche in Mozambico, nella sua omelia sul vangelo di oggi chiede: “Coloro che ascoltano le nostre omelie, rimangono segnati per tutto il resto della settimana?”.
Per questo mi chiedo: le mie parole toccano il cuore delle persone o si aggiungono ai milioni di discorsi inutili? Allora per non contribuire all’inflazione di parole superflue mi fermo qui e vorrei che per il resto della settimana rimanesse scolpito nel nostro cuore anche solo questa frase: “Dove c’è Gesù, c’è casa”.
🇵🇹 DE VOLTA PRA CASA
Uma reflexão para o 16º Domingo, T.O. - B. (18-7-2021)
< Mk 6:30-34 (Vinde, todos vós sozinhos).
I.
A primeira vez que regressei da missão foi um momento muito tocante. No início dos anos 90, os meus superiores tinham-me enviado numa missão ao Brasil e após quase dois anos regressei à Itália para umas férias. Como foi bom voltar a encontrar-me com familiares, amigos, pessoas que eu tinha conhecido. Todos queriam saber como eu estava, o que tinha feito, como era a missão onde vivia... e contei a todos as minhas experiências, as emoções que senti, as pessoas que conheci, os lugares que vi. Após um período de descanso em Itália, regressei novamente à missão. Após alguns anos no Brasil, os meus superiores enviaram-me para Moçambique, onde permaneci por mais de 20 anos. Também lá, de dois em dois anos regressava a Itália para um período de descanso e era sempre uma alegria regressar à casa.
II.
Posso imaginar a alegria dos apóstolos quando regressaram da sua primeira missão. Regressar a casa, ver a família e amigos novamente. Estar novamente com Jesus. Posso imaginá-los a contar com entusiasmo os vários acontecimentos que tiveram lugar, as anedotas, as cenas engraçadas, os momentos que viveram. É bom, de vez em quando, regressar a casa, recentrar-se, voltar às origens, às raízes, à fonte. É bom saber que nas nossas andanças pelo mundo existe um ponto fixo, um centro de gravidade permanente, como disse Battiato. Caso contrário, seríamos como barcos à mercê das ondas, no meio de um oceano infinito.
III.
Lembro-me quando estava em Moçambique, cada vez que voltava à Itália para as minhas férias não podia dizer que estava "a ir para casa" porque os jovens me diziam: "Não vais para casa, porque a tua casa está aqui" e ao cumprimentar-me diziam: "Tenha umas boas férias e volta depressa para casa", isto é, para Moçambique. Recentemente um amigo africano escreveu sobre mim: "Um africano nascido por engano em Itália". Foi o mesmo no Brasil.
Quando deixava a minha família em Itália para voltar à missão, a minha família perguntava-me: "Quando é que voltas de nova para casa"? E quando chegava à missão, me acolhiam com as palavras "Bem-vindo a casa".
IV.
É bom sentir-se em casa em qualquer parte do mundo. Percebi que o lar é onde se ama, mas acima de tudo o lar é onde Jesus está. Onde quer que Jesus esteja, há o lar. Ele é o centro de gravidade permanente, um centro que se move connosco cada vez que nos movemos.
Nós cristãos somos como tartarugas que estão sempre em casa para onde quer que vão, movendo-se com toda a casa. Para nós cristãos, a nossa casa é Jesus, Ele é a concha que nos envolve, nos protege, e está sempre connosco.
Então também compreendi que não existem lugares estrangeiros, distantes. "Longe é um lugar que não existe", porque em todos os lugares já há Jesus que vai à nossa frente. Então nunca devemos sentirmos sós, porque nunca estamos sozinhos. Então nunca nos sentimos longe de casa, porque em todos os lugares estamos sempre em casa.
V.
Aos discípulos que tinham acabado de regressar da sua missão, Jesus disse: "Vinde, todos vós sozinhos, para um lugar deserto, e descansai um pouco". O evangelista Marcos, quando fala da vocação dos apóstolos, diz que Jesus os chamou para estarem com Ele, e depois para os enviar... Jesus chama para estar com Ele e é precisamente porque estamos com Ele que temos a possibilidade de nos tornarmos seus embaixadores. Estar com Jesus é o que dá sentido e beleza às nossas vidas. O que importa não é tanto o quantidade de tempo que conseguimos reservar durante o dia tempo para estarmos a sós com Ele, mas a intensidade desse tempo. Os apóstolos estiveram a sós com Jesus somente na travessia do lago, mas certamente a recarga que receberam foi suficiente para os reanimar rapidamente do seu cansaço e os preparar para a nova missão.
VI.
Depois de tantos anos na missão, compreendi que a coisa mais importante que podíamos fazer era testemunhar a nossa fé, o nosso amor por Jesus e espalhar a alegria de acreditar em Cristo. Claro que também fizemos muito trabalho social e educacional, etc... mas não teria sido nada se não tivéssemos contribuído para difundir o amor por Jesus, o que é o mais importante.
Evangelizar é espalhar a fragrância de Cristo. Evangelizar é divulgar o Evangelho, ou seja, como diz a palavra "Eu-anghelos", a Boa Nova. A boa palavra, a bela palavra, a verdadeira palavra. Todas as outras palavras são secundárias, se não supérfluas. E se nas nossas vidas nos enchermos de palavras supérfluas e não com a Boa Nova, então as nossas vidas também se tornam supérfluas.
VII.
Quando Jesus e os discípulos chegaram ao outro lado do lago e viram a multidão que tinha chegado antes deles, duas coisas extraordinárias aconteceram:
Jesus desceu do barco (o Evangelho diz “desceu” e não "desceram”) e por isso só Jesus voltou ao seu trabalho pastoral e deixou os seus apóstolos no barco para descansar um pouco mais. Parece que Jesus nos quer dizer: descanse de vez em quando, estou aqui eu para salvar o mundo. Se descansar e recarregar, pode servir ainda melhor. Portanto, não tenhamos receios quando reservamos tempo para descansar, ler, estudar, para momentos de diversão, porque se estivermos mais descansados e serenos, seremos capazes de trabalhar ainda mais e melhor. Nesses momentos em que nós não estamos lá, o mundo não cai. Jesus está a trabalhar.
VIII.
A segunda coisa: "Jesus teve compaixão". Compaixão é uma palavra latina "cum-patior" que significa "eu sofro com" e é a tradução da palavra grega "sym-pathos" que é "eu sinto emoções com". Por isso Jesus tem um sentimento com a multidão não tanto de compaixão mas de simpatia. Um Deus que não é só compassivo mas também simpático, que sente os mesmos sentimentos.
A relação que tivemos na missão com o povo não foi guiada pela compaixão, mas pela simpatia, ou seja, pela partilha das mesmas emoções, sentimentos de afecto e amor. Assim, evangelizar é espalhar a simpatia de Jesus. Os homens e mulheres de hoje não precisam tanto de consolo ou compaixão, mas sim de alegria, felicidade e amor, que fluem precisamente da fonte da alegria, felicidade e amor. É por isso que de vez em quando paramos e nos damos tempo para recarregar, para estarmos a sós com Jesus. Porque, como dizia Santo Ambrósio: "se queres fazer bem todas as tuas coisas, de vez em quando pára de as fazer".
IX.
Para concluir. O Padre Fernando Armellini, o bom exegeta que também trabalhou durante muitos anos em Moçambique, pergunta na sua homilia sobre o Evangelho de hoje: "Aqueles que ouvem as nossas homilias permanecem marcados durante o resto da semana?
Por isso pergunto-me: as minhas palavras tocam o coração das pessoas ou acrescentam os milhões de discursos inúteis? Assim, para não contribuir para a inflação de palavras supérfluas, vou parar aqui, e gostaria que durante o resto da semana ficasse gravado no nosso coração pelo menos esta frase: "Onde há Jesus, há lar”.
🇬🇧 COMING BACK HOME
A reflection for the 16th Sunday, T.O. - B. (18-7-2021)
< Mk 6:30-34 (Come aside).
I.
The first time I came home from the mission was a very touching moment. At the beginning of the 1990s my superiors had sent me on a mission to Brazil and after almost two years I returned to Italy for a holiday. How nice it was to meet up again with family members, friends, people I had met. Everyone wanted to know how I was, what I had done, what the mission where I lived was like... and I told everyone about my experiences, the emotions I felt, the people I met, the places I saw. After a period of rest in Italy, I returned to the mission again. After a few years in Brazil, my superiors sent me to Mozambique, where I stayed for more than 20 years. There too, about every two years I returned to Italy for a period of rest and it was always a joy to return home.
II.
I can imagine the joy of the apostles when they returned from their first mission. Returning home, seeing family and friends again. Being with Jesus again. I can imagine them enthusiastically recounting the various events that took place, the anecdotes, the funny scenes, the moments they experienced. It is nice every now and then to return home, to refocus, to go back to the origins, to the roots, to the source. It is nice to know that in our wanderings through the world there is a fixed point, a permanent centre of gravity, as Battiato said. Otherwise we would be like boats at the mercy of the waves in the middle of an infinite ocean.
III.
I remember when I was in Mozambique, every time I went back to Italy for my holidays I couldn't say that I was "going home" because the young people would say to me: "You're not going home, because your home is here" and in greeting me they would say: "Have a good holiday and come back home soon", that is, to Mozambique. Recently an African friend wrote about me: "An African born by mistake in Italy".
It was the same in Brazil.
When I left my family in Italy to go back to the mission, my family would ask me: "When are you coming home next"? And when I arrived at the mission, I was greeted with the words "Welcome home".
IV.
It is good to feel at home anywhere in the world. I realised that home is where you love, but above all home is where Jesus is. Wherever Jesus is, there is home. He is the permanent centre of gravity, a centre that moves with us every time we move.
We Christians are like turtles who are always at home wherever they go, moving with the whole house. For us Christians, our home is Jesus, He is the shell that envelops us, guards us, protects us and is always with us.
Then you also understand that there are no foreign, distant places. "Far is a place that does not exist!" because in every place there is already Jesus who goes before you. Then you never feel lonely, because you are never alone. Then you never feel far from home, because in every place you are always at home.
V.
To the disciples who had just returned from their mission, Jesus said: "Come away, all of you alone, to a deserted place, and rest a while". The evangelist Mark, when he tells of the calling of the apostles, says that Jesus called them to be with him, and then to send them... Jesus calls to be with him and it is precisely because we are with him that we are enabled to become his ambassadors. Being with Jesus is what gives meaning and beauty to our lives. It is not so much the length of time we manage to carve out in our day to be alone with Him that matters, but the intensity of that time. The apostles were only alone with Jesus for the time they crossed the lake, but surely the recharge they received was enough to revive them quickly from their weariness and prepare them for the new mission.
VI.
After so many years in the mission, I understood that the most important thing we could do was to witness to our faith, our love for Jesus and to spread the joy of believing in Christ. Of course we also did a lot of social and educational work, etc... but it would be nothing if we had not contributed to spreading love for Jesus, which is the most important thing.
To evangelise is to spread the fragrance of Christ. To evangelise is to spread the Gospel, that is, as the word "Eu-anghelos" says, the Good News. The good word, the beautiful word, the true word. All other words are secondary, if not superfluous. And if in our lives we fill ourselves with superfluous words and not with the Good News, then our lives also become superfluous.
VII.
When Jesus and the disciples arrived on the other side of the lake and saw the crowd that had arrived before them, two extraordinary things happened:
Jesus got out of the boat (the Gospel says “he got out" and not “they got out”) and so only Jesus has gone back to his pastoral work and leaves his apostles in the boat to rest some more. It seems that Jesus wants to tell us: rest now and then, I am here to save the world. If you rest and recharge, you can serve even better. So let us not have any qualms when we set aside time for ourselves to rest, to read, to study, for moments of entertainment, because if we are more rested and serene, we will be able to work even more and better. In those moments when we are not there, the world does not fall. Jesus is at work.
VIII.
The second thing: "Jesus had compassion". Compassion is a Latin word "cum-patior" which means "I suffer with" and is the translation of the Greek word "sym-pathos" that is "I feel emotions with". So Jesus has a feeling with the crowd not so much of compassion but of sympathy. God is not only compassionate but also sympathetic, who feels the same feelings.
The relationship we had in the mission with the people was not guided by compassion, but by sympathy, that is, by sharing the same emotions, feelings of affection and love. So evangelising is spreading the sympathy of Jesus. The men and women of today do not so much need consolation or compassion as they need joy, happiness and love, which flow precisely from the source of joy, happiness and love. That is why every now and then we stop and give ourselves time to recharge, to be alone with Jesus. Because as St Ambrose said: "if you want to do all your things well, every now and then stop doing them".
IX.
To conclude. Father Fernando Armellini, the good exegete who has also worked for many years in Mozambique, asks in his homily on today's Gospel: "Do those who listen to our homilies remain marked for the rest of the week?".
So I ask myself: do my words touch people's hearts or do they add to the millions of useless speeches? So, in order not to contribute to the inflation of superfluous words, I will stop here, and I would like for the rest of the week to remain engraved in our heart even this phrase: "Where there is Jesus, there is home".
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