DA’ IL MEGLIO DI TE < Mt 10,37-42 *Una riflessione per Domenica 28-06-2020 (XIII TC A)
I.
Quando qualcuno si sposa compie una scelta esclusiva. Il proprio marito o la propria moglie diventano la cosa più importante e vengono al primo posto nella classifica degli affetti, prima anche dei propri genitori. Se un uomo sposato preferisce la propria madre alla sposa, o se facesse sempre quello che gli dice la madre in contrasto con la propria sposa, non è degno della sua sposa. Questo vale anche per la sposa, se lei preferisse i propri genitori al proprio marito, non è degna del marito. Questo non significa che un figlio che si sposa non amerà più la propria madre o padre, ma che l’amore per i propri genitori viene necessariamente dopo l’amore al proprio coniuge. Quei genitori che non sanno stare al loro posto e si intromettono continuamente nella vita coniugale dei propri figli fanno solo danni. Coloro che invece rispettano la relazione coniugale e le scelte dei figli ritrovano il loro posto armonioso nella vita dei figli e delle loro nuove famiglie.
II.
Allora capiamo il monito di Gesù quando dice ai suoi discepoli che vogliono seguirlo, che bisogna amarlo sopra tutto e tutti, e tutti gli altri affetti incontreranno poi il loro giusto ordine. Per esempio, mia madre era perfettamente d’accordo sulla mia scelta di diventare sacerdote però, se per caso si fosse opposta, nonostante tutto l’amore che avevo per lei, le avrei disobbedito e avrei seguito ugualmente la mia strada. Lei sapeva perfettamente che l’amore di Dio precede ogni altro amore e da senso a ogni altro amore e relazione, anche quella tra madre e figlio. Amare non è guardarsi l’uno negli occhi dell’altro, ma è guardare entrambi nella stessa direzione.
Gesù però non si ferma qui. Oggi ci chiede anche di portare la propria croce e di perdere la vita per ritrovarla. Prendere la croce, non schivarla, non abbandonarla o dimenticarla. Caricare la croce è caricare il nostro bagaglio umano fatto anche di limiti, di miserie, di difetti. Assumere anche le nostre paure (come dicevo domenica scorsa non dobbiamo avere paura di aver paura) perché le paure fanno parte della vita.
Rinunciare a se stessi per ritrovare se stessi. Anche la rinuncia e il sacrificio fanno parte della nostra vita e sono condizioni per il raggiungimento di grandi successi. Per esempio i diplomi e lauree che molti hanno ottenuto sono il risultato di rinuncia e sacrifici di anni e anni di studio. I campioni dello sport sono diventati tali grazie alle innumerevoli ore passate ad allenarsi, rinunciando a tante cose, a bere, uscire con gli amici tutte le sere, alle feste, etc. Lo stesso vale per i grandi musicisti. Pensiamo a quello che è considerato attualmente uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi il diciannovenne Alexander Malofeev: lui ha dichiarato in una intervista di suonare il piano per 10-12 ore e a volte 14 ore al giorno. Tutto il tempo che sembra buttato via negli esercizi e negli allenamenti lo si ritrova in una vita di sucesso.
III.
Anche per diventare figli di Dio dobbiamo rinunciare a tante altre cose. Ma noi dobbiamo rinunciare a qualcosa di bello solo per qualcosa di più bello ancora. Per esempio non si rinuncia a un sacco di monete d’argento per un sacco di monete di bronzo, ma solo per uno di monete d’oro. Ma se per noi l’oro non è niente o non ne conosciamo il suo valore, non rinunceremo a nulla per conquistarlo. Se non abbiamo ancora scoperto e capito il grande dono che è Dio per ciascuno di noi, non faremo assolutamente nulla per conquistarlo.
Infine, Gesù ci dice di accogliere l’altro, dare un bicchiere di acqua fresca. Fare del bene solo per il bene. Fare del bene per ricevere una ricompensa, non è fare il bene ma fare i propri interessi, è egoismo. Forse l’evangelista non ha inteso perfettamente quello che Gesù voleva dire riguardo alla ricompensa. Fare il bene, compiere ciò che comanda il Signore non deve avere come scopo il ricevere la ricompensa (almeno “un capretto per far festa con gli amici”, come diceva il figlio maggiore della parabola del figlio prodigo): la ricompensa maggiore è stare con il Signore, vivere con Lui. Volere la ricompense vuol dire vivere da funzionario, non da figlio. Il bene che riceveremo in risposta alle nostre buone azioni non deve essere lo scopo del nostro agire, ma la conseguenza, il risultato. A fare il bene si riceve sempre il bene, così come a fare il male si riceve sempre il male.
IV.
Concludo con la bellissima preghiera di Madre Teresa di Calcutta che ci sprona a fare il bene, indipendentemente da quello che riceveremo in cambio:
“L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico NON IMPORTA, AMALO Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici NON IMPORTA, FA’ IL BENE Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici NON IMPORTA, REALIZZALI Il bene che fai verrà domani dimenticato NON IMPORTA, FA’ IL BENE L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo NON IMPORTA, COSTRUISCI Se aiuti la gente, se ne risentirà NON IMPORTA, AIUTALA Da’ al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE”
(eziolorenzobono@hotmail.com)
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