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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 “CARA CLARA…” (IT) 🇵🇹 "CARA CLARA..." (PT)


🇮🇹 “CARA CLARA…” (IT)

(testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la XXXIII Domenica, del Tempo Comune - C (13-11-2022)

< Lc 21,5-19 (Nemmeno un capello…).

I.

In questi giorni sono andato ancora una volta a portare degli amici a visitare la nostra bellissima città di Roma. È sempre piacevole leggere nel loro volto lo stupore nel vedere la grande bellezza che ci circonda, soprattutto se è la prima volta. Ma anche per chi, come me, che ha visto innumerevoli volte questi luoghi, lo stupore è sempre lo stesso: non ci stanca mai della bellezza, perché la bellezza ci parla della vera grande bellezza, che è Dio. Ai miei amici estasiati di fronte a tanta beltà, ho riletto le parole che il grande compositore e pianista tedesco Johannes Brahms durante la sua visita in Italia nella primavera del 1881 aveva scritto da Roma alla sua amata Clara Wieck, l’affermata pianista moglie del suo maestro Robert Schumann. «Cara Clara, Penso qui a te troppo spesso e devo necessariamente mandarti un saluto. La primavera più bella la vivo qui, per la prima volta in Italia. A te non devo dire come e cosa si sente. Vorrei che tu fossi qui con me! Desidererei che tu potessi avere altrettanta energia per questo immenso godimento, quanto ne hai per la tua arte. Desidero per i tuoi occhi e per il tuo cuore la stessa beatitudine che provo io qui. Se tu stessi una sola ora davanti alla facciata del Duomo di Siena saresti estasiata e penseresti che questa visione avrebbe giustificato da sola l'intero viaggio. Ed ecco che entri, ma sul pavimento e nell'intera chiesa non c'è un solo angolino che non ti delizi in egual misura. E domani a Orvieto sei costretta a confessare che quel duomo è ancora più bello. E adesso immergersi nella bellezza di Roma è un piacere che non si può descrivere. Non vi è cosa che non meriti da sola l'intero viaggio, che quanto più è lento e fatto con calma, tanto più grande è il piacere che apporta. Venezia, Firenze, Roma, Napoli e quante altre mai città o tutte quelle che tu vuoi tra l'una e l'altra. Non puoi farti un'idea di che cos'è realmente la bellezza se non visiti almeno una volta l'Italia. Tuo Johannes».

II.

Tra le innumerevoli meraviglie di Roma, quelle che mi affascinano di più sono i Musei Vaticani e la Basilica di San Pietro. Ci passo davanti tutti i giorni eppure ogni volta mi fermo a guardarla.

Penso che lo stesso succedeva agli ebrei quando si fermavano a contemplare la bellezza del Tempio di Gerusalemme, una delle 10 meraviglie del mondo antico, la cui costruzione aveva richiesto il lavoro per più di 40 anni di 100.000 operai. Anche allora si diceva qualcosa di simile a quello che disse Brahms sull’Italia: “Chi non ha visto Gerusalemme, la splendente, non ha visto la bellezza. Chi non ha visto la dimora (il Santo), non ha visto la magnificenza”. Fu forse nel sentire queste parole che Gesù disse ciò che abbiamo udito nel vangelo di oggi: «mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”». Possiamo immaginarci la reazione dei discepoli e di coloro che avevano udito quelle affermazioni “terroristiche” di Gesù, una reazione simile alla nostra quando avevamo udito tempo fa le dichiarazioni dei terroristi dell’Isis che dicevano di voler distruggere il Vaticano: radere al suolo la cappella Sistina? Le stanze di Raffaello? La basilica di San Pietro? Che orrore!!!

Anche gli ebrei ritenevano inimmaginabile la distruzione del loro magnifico Tempio, e che la vita sarebbe finita se questo fosse accaduto. Eppure è da quasi duemila anni che di quell’immensa meraviglia non ne è rimasto che il muro del pianto, e la vita è continuata.

III.

Il discorso di Gesù sulla fine dei tempi non vuole sminuire ciò che per gli uomini è importante, ma vuole esaltare quello che per Dio è importante, che non sono certo “le belle pietre e i doni votivi”, ma è l’uomo. Del Tempio può anche non rimanere pietra su pietra, ma dell’uomo neanche un capello sarà perduto. Dio conosce il numero dei miei capelli, dei tuoi, di ciascuno di noi. Questo vuol dire che siamo noi le cose più importanti per Dio, come per un papà o una mamma lo sono i loro figli. Ognuno di noi per Dio è più importate del Giudizio universale di Michelangelo o della Gloria del Bernini. Qualcuno pensa che se la Chiesa vendesse qualcuno dei suoi capolavori d’arte, si potrebbe aiutare tanti poveri del mondo. (Oggi è proprio la giornata dei poveri). Basterebbe invece che una piccola parte degli investimenti spesi per le armi nel mondo fosse convertita in beneficienza e si potrebbe salvare tutti i poveri del mondo, senza privare l’umanità della bellezza dell’arte che è patrimonio di tutti, anche dei poveri. E non dimentichiamoci che la Chiesa Cattolica è la più grande organizzazione di carità al mondo che soccorre centinaia di milioni di poveri in ogni angolo della terra.

Il messaggio di Gesù oggi non è quindi un annuncio della catastrofe che avverrà alla fine dei tempi, ma annuncio della salvezza che è riservata a ciascuno di noi. Quello che ci viene richiesto è la perseveranza, nonostante tutto quello che potrà avvenire: guerre, pestilenze, distruzioni… “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Ci chiede di essere fedeli fino alla fine e non correre dietro a santoni ciarlatani, cattivi maestri e ingannatori che vogliono distoglierci da Lui: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!”.

IV.

Sono due le cose a cui il “biondo angelico” Johannes Brahms rimase fedele fino alla fine: la sua fede in Dio (leggeva tutti i giorni la Bibbia che gli era stata regalata nel giorno del suo battesimo) e il suo amore per Clara (che amò per tutta la vita anche se si trattò di una relazione “strana”, come racconta il romanzo di Luigi Guarnieri “Una strana storia d’amore”).

Credere e amare sono le uniche due cose che rimangono: potrà non rimanere pietra su Pietra del Tempio o della Cappella Sistina, ma se perseveriamo fino alla fine nella fede e nell’amore, non si perderà nulla di noi, nemmeno un capello.



(Nella musica di sottofondo, l’Intermezzo di altissimo e struggente lirismo N°2 Op.118 dei “Sei pezzi per piano” di Johannees Brahma dedicati alla sua amata Clara, suonato da Arthur Jussen. Nell’immagine di fondo, Arthur Jussen che esegue questo brano.

Per vedere il video della riflessione accedi al mio canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCrxt2muCP5J2rM84vpMITaA )




🇵🇹 "CARA CLARA..." (PT)

(texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o XXXIII Domingo, Tempo Comum - C (13-11-2022)

< Lc 21:5-19 (Nem sequer um cabelo...).

I.

Nos últimos dias, fui mais uma vez levar alguns amigos para visitar a nossa bela cidade de Roma. É sempre agradável ler nos seus rostos a maravilha de ver a grande beleza que nos rodeia, especialmente se for a primeira vez. Mas mesmo para aqueles como eu, que já viram estes lugares inúmeras vezes, a maravilha é sempre a mesma: nunca nos cansamos da beleza, porque a beleza fala-nos da verdadeira grande beleza, que é Deus. Aos meus amigos que ficaram encantados com tal beleza, reli as palavras que o grande compositor e pianista alemão Johannes Brahms, durante a sua visita a Itália na Primavera de 1881, tinha escrito de Roma à sua amada Clara Wieck, a famosa pianista e esposa do seu mestre Robert Schumann. "Cara Clara, penso em ti aqui demasiadas vezes e devo necessariamente enviar-te saudações. Estou a viver a mais bela Primavera aqui, pela primeira vez em Itália. Não preciso de lhe dizer como e como é que se sente. Quem me dera que estivesses aqui comigo! Gostaria que pudesse ter tanta energia para este imenso prazer como tem para a sua arte. Desejo aos vossos olhos e ao vosso coração a mesma felicidade que eu sinto aqui. Se se encontrasse apenas uma hora em frente da fachada da Catedral de Siena, ficaria extasiada e pensaria que só esta visão justificaria toda a viagem. E você entra, mas não há um único canto no chão e em toda a igreja que não a encante em igual medida. E amanhã, em Orvieto, é obrigado a confessar que aquela catedral é ainda mais bonita. E agora imergir-se na beleza de Roma é um prazer que não pode ser descrito. Não há nada que não mereça por si só toda a viagem, que quanto mais lenta e relaxadamente for feita, maior será o prazer que traz. Veneza, Florença, Roma, Nápoles e quantas outras cidades quiserem no meio. Não se pode ter uma ideia do que é realmente a beleza, a menos que se visite a Itália pelo menos uma vez. O seu Johannes".

II.

Entre as incontáveis maravilhas de Roma, as que mais me fascinam são os Museus do Vaticano e a Basílica de São Pedro. Passo por ela todos os dias e, no entanto, sempre paro para olhar para ela.

Penso que o mesmo aconteceu com os judeus quando pararam para contemplar a beleza do Templo de Jerusalém, uma das 10 maravilhas do mundo antigo, cuja construção tinha exigido o trabalho de 100.000 trabalhadores durante mais de 40 anos. Mesmo então disseram algo semelhante ao que Brahms disse sobre a Itália: “Aquele que não viu Jerusalém, a brilhante, não viu a beleza. Aquele que não viu a morada (o Santo), não viu a magnificência". Foi talvez ao ouvir estas palavras que Jesus disse o que ouvimos no evangelho de hoje: «Enquanto alguns falavam do templo, que estava adornado com belas pedras e dons votivos, Jesus disse: “Os dias virão em que, do que vedes, não ficará pedra sobre pedra que não será destruída”». Podemos imaginar a reacção dos discípulos e daqueles que tinham ouvido essas declarações "terroristas" de Jesus, uma reacção semelhante à nossa quando ouvimos tempo atrás, as declarações dos terroristas de Ísis que diziam querer destruir o Vaticano: arrasar a Capela Sistina até ao chão? Os quartos de Raphael? A Basílica de São Pedro? Que horrível!!!

Até os judeus pensavam que a destruição do seu magnífico Templo era inimaginável, e que a vida acabaria se isso acontecesse. No entanto, durante quase dois mil anos, tudo o que resta dessa imensa maravilha é o Muro das Lamentações, e a vida tem continuado.

III.

O discurso de Jesus sobre o fim dos tempos não pretende depreciar o que é importante para os homens, mas exaltar o que é importante para Deus, que certamente não são "as belas pedras e dons votivos", mas sim o homem. Do Templo pode não restar pedra sobre pedra, mas do homem não se perderá um único cabelo. Deus sabe o número dos meus cabelos, dos teus cabelos, de cada um de nós. Isto significa que somos as coisas mais importantes para Deus, tal como para um pai ou mãe são os seus filhos. Cada um de nós é mais importante para Deus do que o Juízo Final de Miguel Ângelo ou a Glória de Bernini. Algumas pessoas pensam que se a Igreja vendesse algumas das suas obras-primas de arte, poderia ajudar muitos dos pobres do mundo (Hoje é de facto o dia dos pobres). Em vez disso, seria suficiente se uma pequena parte dos investimentos gastos em armas no mundo fosse convertida em caridade, poderíamos salvar todos os pobres do mundo, sem privar a humanidade da beleza da arte que é património de todos, incluindo os pobres. E não esqueçamos que a Igreja Católica é a maior organização de caridade do mundo, ajudando centenas de milhões de pessoas pobres em todos os cantos da terra.

A mensagem de Jesus hoje não é portanto um anúncio da catástrofe que irá acontecer no fim dos tempos, mas um anúncio da salvação que é reservada a cada um de nós. O que nos é exigido é perseverança, apesar de tudo o que possa acontecer: guerras, pragas, destruição... "Pela vossa perseverança, salvareis a vossa vida". Pede-nos que sejamos fiéis até ao fim e que não corramos atrás de gurus charlatães, maus professores e enganadores que querem afastar-nos d'Ele: "Cuidado para não serdes enganados. Pois muitos virão em meu nome, dizendo: 'Sou eu', e, 'O tempo está próximo'. Não vá atrás deles".

IV.

Há duas coisas a que o 'angelical loiro’ Johannes Brahms permaneceu fiel até ao fim: a sua fé em Deus (ele leu todos os dias a Bíblia que lhe foi dada no dia do seu baptismo) e o seu amor por Clara (que ele amou por toda a vida, mesmo que fosse uma relação 'estranha', como narra o romance 'Uma ‘estranha história de amor” de Luigi Guarnieri).

Acreditar e amar são as únicas duas coisas que restam: pode não permanecer pedra sobre pedra do Templo ou da Capela Sistina, mas se perseverarmos até ao fim na fé e no amor, nada se perderá de nós, nem sequer um cabelo.


(Na música de fundo, o altamente lírico Intermezzo No. 2 Op.118 do "Seis peças para piano" de Johannes Brahms, dedicado à sua amada Clara, tocado por Arthur Jussen. Na imagem de fundo, Arthur Jussen executando esta peça.

Para ver o vídeo da reflexão acesse meu canal no Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCrxt2muCP5J2rM84vpMITaA )



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